PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

mercoledì 26 settembre 2012

La New York che stupisce... (Roba da matti?)

E va bene, scrivo...

Non so bene perché ho deciso di iniziare da qui, ma l'importante è ricominciare, no?

Dunque, se non l'avete capito, questa estate sono stato a New York (prima di andare verso sud - e scappare poi verso nord, ma vi racconterò tutto con calma...).  E uno dei luoghi che non manco mai a New York con i miei compagni di viaggio è Columbus Circle.



Come dice la parola stessa, Columbus Circle è una "rotonda" posta ad uno degli angoli di Central Park, che da questa foto vedete spuntare a sinistra.

Si chiama così perché la piazza, progettata nel 1905, ruota attorno al monumento dedicato a Cristoforo Colombo eretto peraltro 13 anni prima, in occasione del 400° anniversario della scoperta dell'America.
Da allora, sopra ad un piedistallo in granito alto 21 metri si erge una statua del navigatore italiano scolpita dall'artista Gaetano Russo. Scultura voluta e finanziata dal principale quotidiano italiano che si stampava allora negli Stati Uniti, "Il Progresso Italo-americano".





E' rivolto verso l'Europa, il volto della statua di Cristoforo Colombo. Così lo volle, infatti, Gaetano Russo. 
Era una tipica scelta romantico-nostalgica degli scultori italiani negli Usa di allora, visto che fu analogamente adottata nel 1888 da Gaetano Turini quando scolpì la statua di Garibaldi realizzata per essere esposta a Washington sq, della quale ho scritto qui più volte nelle scorse pagine.

Buffo, eh? Si tratta di una statua messa lì PRIMA della "nascita" della piazza.

Ma tornando a questa estate, questa volta non feci alla statua nessuna fotografia: non avrebbe "reso", visto che era avvolta da impalcature.
Per un restauro, pensai...

Beh, non avevo capito una cippa...

"E' proprio vero, l'America è sempre lì a sconvolgere le nostre certezze", ho pensato ancora una volta l'altro ieri. 
Quando, cioè, dando un'occhiata on line al New York Times, ho scoperto che le impalcature attorno alla colonna del monumento, non erano state affatto montate per restaurare Cristoforo Colombo, già risistemato, ho saputo, nel 2005.












Sbarrai gli occhi quando nell'articolo lessi che in realtà si trattava di  una "installazione", un'opera artistica "temporanea", del giapponese Tatzu Nishi:"Discovering Columbus".

I sei piani di scale di legno (che nella foto sopra possiamo vedere illuminate ai lati dell'impalcatura) portano, infatti, in una stanza,

un vero e proprio saloncino-appartamento, al centro del quale...



Sentite: non so voi, ma io sono rimasto senza parole...

Avete capito bene: la grande stanza con il pavimento a parquet, è stata costruita e arredata ATTORNO alla statua di Cristoforo Colombo di Gaetano Russo, statua che viene così a trovarsi al centro, su un tavolo, attorniata da poltrone, divani, libreria, quadri, appliques accese alle pareti tappezzate.




Un modo davvero unico per sfogliare qualche libro, lì a disposizione come alcune copie del giorno del New York Times.
O anche solo per poter ammirare la statua vis-à-vis, da vicinovicinissimo. Come si è divertito (beato lui!) a fare in solitudine, per primo, Tatzu Nishi, l'artista stesso.
Se siete a New York nelle prossime settimane, approfittatene, perché l'"opera attorno all'opera" verrà smontata il 19 novembre.
Dopo di allora non potrete più sedervi, in compagnia di Cristoforo Colombo, a contemplare il caotico traffico che da più di un secolo gli gira attorno.
Né potrete più guardarlo in faccia così da vicino, magari aggiornandolo su cosa succede in Italia.

Magari vi potrete far leggere da lui le righe che scrisse nel suo diario quel 12 ottobre del 1492: "Scesi a terra e vidi alberi verdissimi e molte acque e alberi e frutta di diverse specie e meraviglioso sapore..."

Vi confesso che ho pensato come sarebbe bello se Tatzu Nishi facesse una cosa simile a Roma, magari attorno alla colonna Traiana o a quella Antonina. 
(Ma secondo voi glielo permetterebbero?).

Ah, a proposito: andare lassù, a chiacchierare un po' con Cristoforo Colombo e a godersi con lui il panorama, non costa nulla, se non far un pò di scale a piedi.
L'ingresso, infatti, è gratis.


© dario celli. Tutti i diritti sono riservati

venerdì 21 settembre 2012

Obama al David Letterman Show


Prendetevi 37 minuti e ascoltate il Presidente Barak H. Obama l'altro ieri ospite al David Letterman Show.
(Tranquilli, ci sono i sottotitoli in italiano!)

Niente, niente male...




martedì 11 settembre 2012

Dove eravamo rimasti?

L'ho scritto più volte, qui.
Il "risveglio" dopo il ritorno dagli Usa è sempre duro.
Almeno per me.

Si tratta di elaborare il viaggio che si è fatti e mettere ordine alle sensazioni, ai ricordi.

E si tratta di aggiungere altre idee, altri nuovi progetti, ai vecchi.

Quest'anno, per una serie di ragioni, ho scelto di fare un viaggio di tipo diverso. Inferiore il tempo a disposizione, ho deciso di rivivere l'America "da turista": vivendo in albergo, dunque, dopo alcuni anni in cui avevo invece abitato in case, in appartamenti.

Il fatto poi di vivere una settimana insieme ad una coppia in viaggio di nozze mi ha fatto tornare - con gioia - "turista" (ma anche "guida turistica"), dunque i ritmi quotidiani sono stati decisamente più serrati rispetto a quelli dell'anno scorso, quando per due mesi ho abitato - da solo, peraltro - in un appartamento.

La scelta di quest'anno è stata quella di essere a New York una decina di giorni per partire poi alla volta della calda Florida di Miami Beach prima di una settimana caraibica a Key West, a poche miglia da Cuba...


Ma l'uragano Isaac ha contribuito a cambiare il programma. 

Non sono una particolare novità gli uragani da quelle parti e in particolare d'estate. Anzi, sono un rischio da tenere conto: si tratta solo di riuscire ad infilarsi fra l'uno e l'altro, cercando di evitarli... 
Oppure si tratta di essere pronti ad abbandonare in fretta e in tempo le zone interessate, per non perdere due o tre giorni di vacanza destinati altrimenti ad essere passati nel chiuso di una camera, nella migliore delle ipotesi.

Ma i cambi di programma non sono un problema, negli Usa, e favoriscono, anzi, nuovi incontri.

Nuove preziose e deliziose conoscenze...



Sì, cari amici, cari fedeli lettori, mi sto svegliando dal torpore, dal consueto trauma del ritorno. 

Non che smetterò di "ringhiare"; non che smetterò di avere in quattro e quattr'otto l'espressione luttuosa di questi giorni (unitamente a profonda apatia, chiusura in casa che porterà inevitabilmente all'intervento di una task force formata da guardia medica, nucleo batteriologico-chimico dell'esercito e guardia veterinaria...); no.

Ma almeno, fra poco, potrete leggere - se mi onorerete ancora della vostra attenzione - nuovi racconti di Aria Fritta.


Dunque dove eravamo rimasti?